Anni ’70

Dalla scuola speciale alla scuola di quartiere

Nel corso di questi anni, la  “Casa del Sole” cessa di essere una scuola speciale per i “bambini gracili” di tutta la città. Essa diventa una scuola “normale”, di quartiere: in questo modo,  si apre  soprattutto ai bambini della zona.

Questo cambiamento era già stato auspicato da tempo dai docenti della scuola, al fine di poter estendere a tutti i bambini i metodi di insegnamento, così universalmente apprezzati, messi a punto in decenni di sperimentazione.  Viene però attuato solo in seguito alle legge 517 del 1977 che abolisce le classi differenziali per bambini portatori di handicap e anche le scuole speciali.

Il progressivo disimpegno del Comune

A suo modo, anche l’Amministrazione Comunale sembra spingere per mettere l’ex Trotter più al servizio del quartiere che della città: infatti, apre il parco al pubblico nel 1970 soltanto il sabato pomeriggio e la domenica e dal 1976 negli orari e giorni in cui non vi sono attività scolastiche (1976).

La scelta di aprire il parco avviene nel modo più sbagliato: senza istituire un ordinamento adeguato che tuteli i bisogni degli abitanti del quartiere ma anche quelli della scuola con le sue attività all’aperto, senza alcuna garanzia di sorveglianza, senza servizi igienici per i frequentatori del parco, ecc.

Venuta meno la funzione cittadina della scuola, l’Amministrazione Comunale diminuisce drasticamente i suoi impegni finanziari per la manutenzione della Casa del Sole.

Prova ne sia il Convitto: già nella seconda metà degli anni ’60, dismessa la sua funzione originaria, era diventato sede della direzione della scuola elementare, di alcune classi della materna, della sala medica e, al piano superiore, di alcune classi della scuola elementare.

Di fronte all’impellente necessità di manutenzione dell’edificio, specialmente del tetto, si preferisce non intervenire. Il Convitto viene così progressivamente abbandonato.

Inoltre, il personale comunale della scuola va in pensione e non viene rimpiazzato.

II sistematico abbandono della scuola da parte della amministrazione cittadina, l’apertura del parco al pubblico e i ripetuti atti di vandalismo provocano il lento ma irreversibile tramonto delle attività legate alla fattoria e alle cooperative.

Genitori e insegnanti difendono “la scuola all’aperto”

Di fronte al deciso disimpegno dell’Amministrazione comunale, tocca ai genitori e agli insegnanti difendere la nobile tradizione della Casa del Sole: dal 1976 al 1979 agisce una associazione di genitori coadiuvata dagli operatori scolastici che promuove la richiesta di investimenti per la ristrutturazione dei padiglioni.

Nel 1980 nasce il C.U.T. (Comitato Unitario Trotter), che continua il lavoro di salvaguardia della scuola e del parco.

L’impegno dei genitori e degli insegnanti  produce un risultato importantissimo: nel 1986 la Sovrintendenza alle Belle Arti   impone il vincolo a tutta l’area del parco, compreso  i suoi edifici, dichiarandola “monumento nazionale“, e bloccando in tal modo possibili appetiti speculativi.

Una fase nuova dell’innovazione didattica:  la sperimentazione verticale

In questi anni, la “Casa del Sole” si apre a nuove esperienze educative.

Nel 1971,  lo Stato riconosce la possibilità alle scuole di organizzare il “tempo pieno”.All’origine di questa esperienza c’è la riflessione e l’impegno di pedagogisti importanti come La Porta, De Bartolomeis e Ciari. Per costoro, il tempo pieno  è soprattutto  una strategia di compensazione delle diseguaglianze sociali, poiché esso solo è in grado di offrire ai bambini, a tutti i bambini (anche a coloro che a casa sono in difficoltà), la molteplicità  delle  esperienze di apprendimento: fare ricerche, discutere, lavorare in gruppo, adoperare strumenti tecnologici, dedicarsi ad attività produttive, uscire dalla scuola per raggiungere realtà esterne da conoscere, documentare ecc. Vivendo insieme per molte ore della giornata i bambini possono inoltre arricchirsi reciprocamente mettendo a disposizione della comunità il portato delle loro “culture” di provenienza.

La Casa del Sole aderisce  all’esperienza del tempo pieno ma lo fa, come è ovvio, partendo dalla   specificità  della sua storia e della sua particolarissima collocazione ambientale.

Nel 1973, gli insegnanti iniziano a lavorare attorno a un progetto di sperimentazione verticale, un progetto didattico “integrato”, che vuole coordinare le attività della materna delle elementari e della  media, i tre ordini di scuola presenti nel parco.

La sperimentazione verticale della Casa del Sole viene autorizzata dal ministero nel dicembre 1975. E’ una tra le prime sperimentazioni di questo genere in Italia. 

Una caratteristicafondamentale della sperimentazione verticale è l’apertura dell’attività didattica ai problemi del quartiere, scelta conseguente alla trasformazione della scuola in una scuola di quartiere.

Assumendo a oggetto di studio la realtà del quartiere e della città,  la scuola persegue l’obiettivo di stimolare negli allievi il potenziamento delle capacità di analisi e  comprensione della realtà sociale. Il metodo scelto per fare questo è il metodo della ricerca, la ricerca d’ambiente.

La ricerca d’ambiente e il rapporto con  l’esterno  spingono  gli insegnanti  a porsi il problema dell’uso sociale di quel che si fa a scuola. La scuola deve partecipare attivamente alla vita del contesto in cui è collocata, e può fare questo restituendo in forma pubblica, ad esempio, i risultati delle ricerche compiute, comunicando all’esterno i risultati del proprio lavoro didattico.

Di qui discende la produzione di libri e giornalini scolastici, la collaborazione delle classi con giornali cittadini (L’Europeo, 1976), la produzione di pannelli per mostre, di audiovisivi o di murales sui muri interni di cinta della scuola…I bambini diventano in questo modo attivi costruttori di sapere, non soltanto passivi fruitori. E’ in quest’ottica che va inteso il rifiuto del libro di testo unico, esplicitamente teorizzato nel progetto di sperimentazione verticale

Si mantiene anche nella sperimentazione verticale la storica centralità delle attività di laboratorio. 

L’integrazione degli alunni portatori di handicap è un punto centrale della sperimentazione verticale, per quei tempi fortemente innovativo.

In quegli anni sono numerosi i tentativi della  scuola di coinvolgere in maniera più consapevole e diretta le forze del quartiere (individuali e organizzate) nel progetto di sperimentazione verticale. Vengono organizzati numerosi convegni che però non sortirono risultati significativi.   

Si può oggi dire che quei tentativi furono velleitari e  troppo astratti, perché non tenevano conto della realtà socio-ambientale in cui si operava.