La crisi della sperimentazione verticale
Verso gli inizi degli anni ’80 la sperimentazione verticale va ad esaurirsi.
Le ragioni di questa crisi sono diverse:
· le notevoli difficoltà concrete che si creano nel coordinare le tre scuole che non sono arrivate ad una unificazione burocratica (hanno mantenuto presidenze separate) e conservano oggettive differenze di impostazione didattica (legami più stretti si concretizzano però tra la scuola elementare e la scuola materna);
· il forte rimescolamento dell’organico (con l’afflusso di personale nuovo seguito alla massiccia immissione in ruolo di insegnanti statali e scomparsa di quelli comunali) e la difficoltà di coinvolgere i nuovi insegnanti in un progetto alla cui elaborazione non avevano partecipato;
· il rapporto con il quartiere, cercato negli anni settanta come modo per uscire dalla gabbia della scuola speciale, che da un lato apre nuove direzioni di impegno didattico, dall’altro fa entrare nella scuola i problemi e le contraddizioni di una zona popolare come quella di Via Padova-Viale Monza. Come già accennato, sono frequenti in questi anni gli atti di vandalismo connessi all’apertura del parco al quartiere, che rendono problematica la continuazione di molte attività didattiche esterne ( orti, stagni, ecc.);
· l’inerzia del Comune, nel sostenere efficaci progetti di riqualificazione del parco e delle sue scuole.
Il vincolo architettonico – ambientale
Il disimpegno del Comune nell’investire sul risanamento delle strutture del parco provoca la paralisi della didattica della scuola all’aperto. Va in abbandono l’uso della fattoria, della piscina, del teatrino.
Il Trotter diventa così oggetto di attenzione da parte di chi vuole utilizzare la vasta area del parco per restringere la sua destinazione educativa a vantaggio di altri scopi, non tutti trasparenti. Tuttavia, l’impegno dei genitori, degli insegnanti, del direttore della scuola Giuseppe Di Grado, produce un risultato importantissimo: il 26 settembre 1986, su formale richiesta dell’associazione “Italia Nostra”, il Ministero dei Beni Culturali e ambientali, Soprintendenza Regionale per i Beni Ambientali e Architettonici, impone il vincolo a tutta l’area del parco, compreso i suoi edifici, dichiarando il complesso scolastico del parco Trotter “di indiscusso valore culturale“, e bloccando in tal modo possibili appetiti speculativi.
Il progetto “100 scuole”
Con fatica, vanno avanti progetti di innovazione didattica.
Nel maggio dell’84, la Commodore, una ditta che produceva piccoli computer destinati ad un utilizzo casalingo o come consolle da videogiochi, nell’ambito di un’ampia azione di promozione, mette a disposizione di 100 scuole dell’obbligo in tutta Italia 100 laboratori costituiti da computer, unità disco e stampante. La “Casa del Sole” ottiene due laboratori: uno costituito da dieci postazioni alle elementari ed uno da quattro postazioni alle medie.
Sfruttando quest’opportunità, in alcune classi inizia un’attività sperimentale di utilizzo degli elaboratori (computer).
Con l’introduzione dell’informatica nella didattica, e con la maggiore attenzione che questa riserva per gli aspetti legati alle procedure e all’organizzazione delle sequenze logiche, anche la Casa del Sole sembra aderire a pieno titolo alla svolta “cognitivista” che investe la scuola italiana (dove per cognitivismo deve intendersi quell’impostazione che punta a favorire la comprensione delle strutture dei saperi disciplinari – temi, concetti, procedure, metodi – e dei processi conoscitivi al fine di potenziare l’apprendimento).
L’adozione di questo nuovo orientamento sembra avvenire, tuttavia, senza furori ideologici, e sul solco di una sostanziale integrazione con la tradizionale impostazione “attivistica” della scuola.
Didattica interculturale
Sollecitata dai cambiamenti demografici e culturali del quartiere, dove già alla fine degli anni ’80 nuovi flussi migratori provenienti dall’Europa e dal mondo si vanno aggiungendo ai flussi migratori interni, la Casa del Sole è tra le prime scuole milanesi a porsi il problema dell’inclusione dei bambini figli di famiglie provenienti da territori extranazionali. Lo fa riprendendo la tradizione di impegno civile e democratico che da sempre caratterizza la sua storia (educazione al servizio della democrazia, secondo il più importante degli insegnamenti deweyani).
A fine anni ’80 iniziano i primi progetti in collaborazione con il Settore Educazione del Comune di Milano e il Provveditorato agli studi.
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