Il “didatrotter” è il progetto di sperimentazione che impegna la scuola elementare dal 1988 al 1994. In questo progetto, l’incontro tra la tradizione attivisticadella “Casa del Sole” e gli orientamenti costruttivistici è particolarmente evidente.
Il progetto imposta l’attività didattica in modo tale da consentire ai bambini di “intervenire sull’ambiente naturale e sociale mediante moduli operativo – progettuali che possano permettere loro di effettuare attività di previsione ipotetica, ricerca, verifica”. L’ambiente naturale e sociale di cui si parla è prima di tutto il parco con le sue risorse, sia quelle funzionanti che quelle dismesse, che il progetto prevede di riattivare anche con l’aiuto del Comune (al quale si chiede, invano, di ripristinare la figura del famiglio).
Il cuore del progetto sono i laboratori ambientali legati all’uso della fattoria, dello stagno, degli orti e frutteto (solo questi ultimi due diventeranno realmente operativi) e i laboratori espressivi, legati all’uso del teatrino, del forno e alla produzione di un giornalino. L’insistenza sul concetto di laboratorio rimanda ad una scelta didattica aperta, non trasmissiva, fondata sull’osservazione e sull’analisi di situazioni concrete fatta dai bambini, sulla formulazione di domande e ipotesi, sulla ricerca autonoma e guidata delle risposte, sulla comunicazione e generalizzazione delle conclusioni decisa e gestita col massimo di autonomia dai bambini stessi.
L’obiettivo è non solo quello di fornire conoscenze legate ai temi del rapporto uomo – ambiente, di portare i bambini a usare la risorsa- parco mettendoli così in grado di sentirla come propria, ma anche quello di far partecipare attivamente gli allievi, tutti gli allievi, al percorso di costruzione del sapere, con gli insegnanti che assumono, più che un ruolo di direzione/trasmissione, una funzione di coordinamento, proposta, indirizzo, sostegno tecnico – operativo, se richiesto.
Il progetto prevede di adottare moduli organizzativi di tipo cooperativo (proprio nel senso delle cooperative, come negli anni ’50-’60) vedendo in ciò un potente strumento per educare ai valori etico – sociali della collaborazione, solidarietà, ecc. Il progetto giustifica l’adozione di una didattica laboratoriale e cooperativa anche con la necessità di motivare e coinvolgere i bambini più deboli (gli stranieri, già presenti in buon numero nella scuola, e i diversamente abili) e quelli più dotati, entrambi penalizzati da un insegnamento trasmissivo, standardizzato, astratto.