Anni '10

L'idea della "scuola all'aperto" si fa strada nella seconda metà dell'800, soprattutto negli Usa e in nord Europa. I pedagogisti che la sostengono, generalmente collocabili in quella corrente pedagogica che prende il nome di "attivismo", sono convinti che l'attività manuale e lavorativa (in particolare agricola), l'esperienza diretta del fare e dell'osservare, sono i più potenti fattori dell'apprendimento.

La condizione perché questa didattica attiva possa realizzarsi è che le scuole siano ricche di spazi, laboratori, aree dove i bambini possano lavorare e anche giocare e socializzare. Di qui, l'idea di scuole collocate dentro ampi spazi verdi.

All'inizio del ‘900, fa capolino anche a Milano un movimento per le scuole all'aperto.

 

La nascita della scuola all'aperto del Trotter

La situazione igienico - sanitaria dell'infanzia milanese, resa più problematica dalle vicende della prima guerra mondiale, rafforza il convincimento che sia necessario creare a Milano una grande scuola all'aperto.

L'area dove realizzare il progetto viene trovata nell'ippodromo della città, situato a Turro, tra viale Monza e via Padova, in possesso della Società Trotter italiana:128.000 mq ricchi di verde.

 

Nel 1919 il Comune acquista l'area dalla Società Trotter Italiana e il Prof. Luigi Veratti, assessore alla sanità nella giunta guidata dal sindaco socialista Caldara, conferisce all'Ufficio Tecnico guidato dall'ing. Folli l'incarico di progettare proprio nel Trotter l'insediamento di una grande scuola all'aperto destinata ai bambini gracili della città.

Sua è l'idea dei padiglioni e della molteplicità degli spazi dove fare didattica (fattoria, piscina, ecc.), tutti rigorosamente distribuiti nel verde, in perfetta coerenza con i principi pedagogici "attivistici" egli obiettivi igienico - sanitari di partenza.